È l’anima del celebre ristorante Tre Cristi di Milano: l’altrettanto famoso e premiatissimo Franco Aliberti è il primo chef che disegna e realizza i piatti con una particolare attenzione, come nelle sue ricette, per la cucina sostenibile.
La sua ispirazione viene direttamente dagli ingredienti che utilizza nelle sue cucine…
…ed ecco che nasce la prima collezione di piatti/scultura che prende come modelli la verdura e i nudi vegetali, che diventano opere volutamente lasciate bianche, il simbolo della purezza, per esaltare con semplicità quell’eleganza propria della perfezione della natura. In futuro però ci sarà anche il colore: Aliberti sta infatti pensando di utilizzare pigmenti naturali che derivino proprio dalle parti meno nobili dei prodotti, attraverso un processo di estrazione. Come, per esempio il succo della buccia della carota o della barbabietola per sfumare i soggetti.
Le opere d’arte di Franco Aliberti
Vere e proprie opere da esposizione ma che non si fermano al design. Tre Cristi è un ristorante che punta l’attenzione, anche nell’estetica, all’ingrediente a tutto tondo; piatti unici nel design ideati partendo dalla pura materia prima. Il leitmotiv, quasi un mantra, chiave dello chef è quello di una cucina attenta all’ambiente, alla sostenibilità, al recupero e alla stagionalità: ogni piatto esalta infatti le singole materie prime, presentate in diverse forme e densità e utilizzando tutte le parti commestibili di frutta e verdura.
Tutto deriva da istintiva curiosità e desiderio di sperimentare: se Franco Aliberti si avvale delle più moderne tecniche di cottura ritorna al contempo alla cucina ancestrale, come quella della griglia, che diventa garanzia di una vena personale e creativa. Sorpresa, divertimento e un gioco sensoriale che viene esaltato da una linea di oggetti di design che vede lo skyline e la tradizione milanese come fonte ispiratrice: un piccolo tram, come nell’immaginario collettivo di una Milano anni ’50.
“Sotto i riflettori – racconta Aliberti – c’è il singolo ingrediente come attore protagonista, bilanciato al massimo da altri due di supporto, perché amo colpire con la semplicità più che con la complessità, reinterpretando anche un semplice broccolo con una vena giocosa, senza perdere mai di vista la sostanza del piatto”.