Una pineta deserta. Le ombre dei rami sulla sabbia chiara. Un mare così limpido da sembrare dipinto. Un uomo e una donna bellissimi e terribilmente francesi – lei indossa un vestito rosso e ondeggia, canticchiando come una bambina stonata, lui la corteggia, dissimulando i propri sentimenti sotto quell’aria da gran viveur.
La scena si conclude con una panoramica che parte dai pini marittimi per finire sul cielo azzurrissimo – un luogo imprecisato che sembra più sogno che realtà.
Basta questa scena di Pierrot Le Fou (Jean-Luc Godard, 1965) per sprofondare in quell’atmosfera seducente e malinconica che è la Costa Azzurra degli anni sessanta, con i suoi cappelli di paglia e le sue bianche residenze estive circondate di palmeti.
Un immaginario che tutti abbiamo ben presente e che alcuni, molti, sognano di poter vivere sulla propria pelle, almeno per un po’.
Ma la febbre della French riviera nasce ben prima di quel magico decennio.
Nel 1834 il politico inglese Henry Peter Brougham si trova, per caso, “costretto” a Cannes, località che apprezza al punto di comprarsi una villa, lanciando la moda delle vacanze invernali in Costa Azzurra. Vent’anni dopo, con l’avvento della ferrovia, il litorale francese è invaso di turisti inglesi.
Sono però gli americani, qualche anno più tardi, a trasformarla in meta estiva. A condire il tutto ci si mette Coco Chanel, dettando la moda dei costumi da mare e della pelle abbronzata. Ça va sans dire che il prestigio dell’area si consolida ulteriormente con la fondazione del festival di Cannes, nel 1946.
Guida al bien vivre della magica Corniche.
Se ci fosse un sinonimo di vacanza, intesa come distacco momentaneo ma assoluto dalla vita quotidiana, Côte d’Azur potrebbe essere quel sinonimo. Siamo su un tratto di costa che si estende dal confine italiano fino a Saint-Tropez per alcuni e a Cassis per altri, dove ha inizio il magico Parc des Calanques.
Uno dei litorali più amati d’Europa, per quell’inspiegabile french spell che pare insinuarsi in ogni cosa, da una fetta di pane cosparsa di burro a una maglietta a righe marinarette, passando per le vele azzurre di una barca o per le tapparelle sbiadite di una casa che affaccia sul mare.
È una brezza che soffia su ogni dove un sapore di magia: insomma, se Parigi è la città francese per eccellenza, la Costa Azzurra è il suo perfetto corrispettivo marittimo.
E se la natura dà qui il suo meglio, la mano dell’uomo ha saputo armonizzarvisi creando altrettanti angoli di paradiso. Dalla celeberrima Cannes, dove al di là dell’Allée des étoiles de cinéma, Le Suquet offre ancora scorci autentici della vita cittadina, alla vivace Nizza, con il suo quartiere vecchio, covo perenne di nottambuli, passando per la dolce Antibes a picco sul mare o la profumata Grasse, con il suo dedalo di vie tra botteghe e davanzali fioriti.
Non stupisce che qui i pittori impressionisti siano andati in brodo di giuggiole. I colori vividi di questa terra sono immortalati nella pittura a olio di Matisse a Vence, Picasso ad Antibes, Chagall a Saint Paul de Vence e Renoir a Cagnes-sur-mer.
Non mancano pertanto graziosi musei e gallerie d’arte, per compensare il dolce far nulla con una buona dose d’attività culturale.
Dormirò quando sarò morto
Se la French Riviera è così briosa da indurci a pensare cose del tipo “dormirò quando sarò morto”, le sue strutture ricettive stimolano calma, relax e sonno. E si ha davvero l’imbarazzo della scelta per un soggiorno très français a contatto con l’acqua, tra mare e centri termali.
Nell’entroterra occidentale, a equa distanza tra mare e montagna, l’Hotel du Castellet può essere riassunto in un dolce mix di lusso, silenzio e libertà. Camere raffinate che affacciano sul parco, dove spicca un impeccabile campo da golf. Il benessere, qui, raggiunge l’apice nel centro termale, con un percorso sensoriale completo, dall’hammam alla grotta di sale.
Sulle colline di Gassin, a pochi passi da Saint Tropez, Villa Belrose è un tripudio di maestosità, a cui è semplice coordinarsi con uno dei tanti trattamenti di bellezza proposti dalla spa dell’hotel. “Villa” in quanto ex residenza nobiliare, che domina i dintorni offrendo agli ospiti una vista privilegiata sulla baia di Saint-Tropez. Un sogno che culmina nei piatti di uno chef di casa nostra.
Per chi desidera mare e movida a portata di mano, invece, l’Hotel de Paris offre un ristorante e una piscina con vista sulle tegole rosse dei toits tropéziens, e una SPA immacolata firmata Clarins, pioniera di una bellezza che passa dalle piante.
Racchiuso tra la Citadelle e Place des Lices, in occasione dell’inaugurazione nel ’67, l’Hotel Byblos ha ospitato nientemeno che la pluri-citata Brigitte Bardot. Una spiaggia privata, con strutture esclusivamente eco-friendly ispirate al mondo marino, e un albergo in cui perdersi è il modo migliore per scovare le varie opere d’arte ceramiche sparse per la struttura, di cui non è certo esente la SPA.
A pochi metri dalla baie de Canebiers, l’Hotel Sezz è una vera oasi per gli amanti del design, con una particolare attenzione all’eco-sostenibilità. Nella sua spa alla francese, tutti i trattamenti dispensati seguono il celebre massaggio modellante in 42 movimenti.
Un santuario consacrato al relax è il modo migliore di definire il Cheval Blanc, con le sue camere in perfetto stile tropézien e un accesso diretto alla spiaggia bianca della Bouillabaisse.
Spostandosi verso la sfavillante Cannes, lo storico Hotel Martinez è l’appuntamento imprescindibile per chi passa dalla Croisette. Camere che mescolano l’art déco al design contemporaneo, con una vista ineguagliabile sul golfe de la Napoule. La scalata verso il paradiso ha termine al settimo piano, dove la SPA si presenta come seducente un rifugio in alta quota.
Di fronte al Vieux Port, le suites del possente Radisson Blu godono quasi tutte di una vista che spazia fino alle isole di Lérins, mentre il centro termale sfrutta a pieno i poteri di alghe e sale marino.
E per chi cerca solo qualche ora di relax, Les Issambres è un centro di thalassoterapia con una vasca d’acqua di mare riscaldata degna di un autentico centro termale ungherese.
Da vecchia fattoria a cinquestelle dall’atmosfera eterea. A nord della capitale del cinema, tra le colline di Mougins, Le Mas Candille è un’oasi di pace tra cipressi, pini e uliveti.
Suddiviso su tre strutture che valorizzano, ognuna, il proprio côté historique, tra jacuzzi e piscine i piaceri dell’acqua non mancano certo – e una spa dotata di una gamma di cure firmata ESPA.
Muovendosi verso le parti di Nizza, nella deliziosa Vence, l’Hotel Cantemerle, come dice il nome, è l’eden in cui ascoltare il canto degli uccelli. La struttura, infatti, è situata nel cuore di una foresta di pini centenari, lontana dal trambusto cittadino. Una vera parentesi bucolica, con una graziosa spa, piccola ma di qualità – il tutto in perfetto stile provenzale.
La luna si desta con te
Se non per un ché di particolarmente pittoresco, poteva passare per un qualsiasi borgo marinaro popolato di pescatori. Il caso vuole che un dongiovanni parigino di nome Roger Vadim s’innamori di quel paesello affacciato sul mare e ne faccia l’ambientazione di un film destinato a entrare nella storia del cinema. È il 1956 quando Et Dieu créa la femme (in italiano Piace a troppi) rende Saint-Tropez la località balneare più in voga della Costa Azzurra, e forse della Francia intera.
E con lei, la giovane impudica Brigitte Bardot diventa l’universalmente desiderata BB, infondendo la sua sensualità in ogni angolo della cittadina – le donne vogliono essere lei, gli uomini la desiderano e tutti, universalmente, vogliono andare a Saint Tropez.
Due anni fa, in occasione dei suoi 83 anni, BB si è vista immortalata à jamais con una statua di bronzo posta in Place Banqui.
Da allora, Saint-Tropez sembra la patria di yacht parcheggiati a decine nel porticciolo e di turisti stranieri che invadono la spiaggia di Pampelonne inseguendo il french dream con ai piedi un paio di sandali à la tropezienne e in mano un gelato colante pagato oro.
Eppure, una Saint Tropez più autentica esiste ancora. Si nasconde nelle passeggiate mattutine nel vieux port. Nei caffè di Senequier, amato dalla scrittrice Colette. Nelle viuzze di La Ponche, il vecchio quartiere dei pescatori. Nelle case chiare, costellate di tapparelle verdi sbiadite. Nei pini marittimi sullo sfondo, scontornati dall’azzurro perenne del cielo.
Negli anziani che giocano alla pétanque all’ombra dei platani, nella pluridipinta Place des Lices.
Anche se, dopotutto, sdraiate al sole in bikinì, ci sentiamo tutte un po’ BB.